Valutazione attuale: 5 / 5

Stella attivaStella attivaStella attivaStella attivaStella attiva
 
analisi di un caso
Ho avuto questo caso qui in allevamento da me e vedrò di documentarlo per chi eentualmente si trovi ad affrontarlo.
La gallina protagonista é arrivata dal Belgio il 15 gennaio scorso.
E' stata posta insieme ai suoi 3 compagni, due altre galline ed un gallo, in un gabbione al chiuso, in quarantena.
Già il giorno successivo all'arrivo, il gallo presentava problemi repiratori, probabilmente conseguenti allo stress da trasporto, immediatamente risolti per fortuna, con una terapia antibiotica.
Dopo questa prima cura, non estesa alle galline che non presentavano sintomi di sorta, il gruppo rimaneva tranquillo nel suo gabbione per molti giorni ancora.
I primi di febbraio mentre somminitravo mangime mi accorgevo che il gallo scuoteva la testa trovvo spesso, aprendo il becco come se dovesse liberarsi qualcosa che aveva in bocca.
Ad un esame ravvicinato questa é la situazione che trovai:


Un veterinario, vista la foto, mi suggerì che potesse trattarsi di Trichomoniasi.
l'Alito del gallo tuttavia non era maleodorante come accade solitamente nel corso di questa patologia.
Trattai il gallo con un farmaco non reperibile in Italia a base di Carnidazolo (comunicherò privatamente il nome a chi ne avesse bisogno).
Questo farmaco, normalmente destinato ai piccioni, rispetto agli altri principi attivi con il medesimo utilizzo commercializzati da noi, ha il vantaggio che (solitamente) richiede una sola somministrazione per essere risolutivo.
Dato il farmaco, il gallo tornava normale ed attivo dopo un paio di giorni o tre dal trattamento..sicché, dopo una conoscenza approfondita con il solito gatto


fu rimesso nel gruppo.

Quando riposi il gallo nella gabbia avevo già trattato tutte le galline per la trichomoniasi con Carnidazolo; notai tuttavia che la gallina più grossa, anno 2011, aveva una sorta di minuscola escrescenza giallognola sul lato destro della spina della cresta: la presi per una beccata ma mi ripromisi di tenerla sotto controllo.
Dopo un paio di giorni mi avvidi che l'escrescenza era aumentata di dimensioni, anche se la gallina non manifestava scompensi di sorta.
Trasferii il gruppo in un cottage all'esterno ma, complice il continuo aumento della massa sulla spina della cresta della gallina, mi convinsi a separarla dagli altri per metterla in quella clinica di lusso per polli che é diventata casa mia.
Al momento del "prelievo" della gallina dal gruppo,oltre all'escrescenza più grossa sulla spina, nella prlatura della cresta si potevano intravedere delle minuscole formazioni di colore diverso. Quelle evidenziate in foto dai cerchietti.

Anche alla commensura del becco c'erano oramai rigonfiamenti
mentre all'interno del becco la situazione si presentava davvero poco simpatica.

La lingua si presentava gonfia e di colore anomalo; sul palato c'era una piccola escrescenza caseosa.
Posto che avevo già trattato questa bestiola per la trichomoniasi che già aveva interessato il gallo, mi sono sentita di escludere che la causa della problematica all'interno del becco fosse ricollegabile a questa malattia protozoaria ed ho cominciato con notevole preoccupazione, a pensare ad altro.
Il giorno immediatamente successivo la situazione era già questa:

Notare l'accrescimento di dimensioni delle papule evidenziate da cerchietti nella foto del post precedente oltre al peggioramento notevole dell'aspetto delle prima papula, quella sulla spina.
anche le lesioni alla commensura del becco risultavano assai più grandi.
Questa invece la foto dell'interno del becco, ove pure si evidenziava un notevole peggioramento, con formazioni di placche difteriche caseose.
.

Già a questo punto la gallina non mangiava più da sola. Consultato ancora il veterinariario, realizzavo di essere di fronte ad un caso di diftero vaiolo..una forma evidentemente mista, caratterizzata non solo da lesioni vaiolose sulla cute ma anche dalla formazione delle pseudomembrane difteriche all'interno del cavo orale.
Decidevo pertanto di ri-effettuare la vaccinazione per il diftero vaiolo su tutti i miei capi d'allevamento (la precedente era stata fatta circa un anno e mezzo prima e non aveva interessato i giovani riprodotti nel 2011 ma solo i loro genitori), incrociando le dita.

Frattanto la gallina doveva essere alimentata forzatamente; anche se trattavasi di un esemplare normopeso in ottime condizioni, dato il lungo decorso del malanno non poteva certo essere lasciata a digiuno!
Per l'alimentazione ho utilizzatto del pastone per uccelli insettivori misto a pastoncino per canarini ed a pellettato per uccelli da canto; il tutto bagnato con acqua e vitamine diluite fino a fare un composto della consistenza di un pongo.
Formavo delle "olivine" da inserire nel becco, molto in profondità.
Debbo dire che, anche se a fatica, la gallina ha sempre collaborato.
Dopo ogni manipolazione mi lavavo le mani con la soluzione disinfettante Betadine: pare difatti che il virus del diftero vaiolo sia molto, molto resistente nell'ambiente.
Dopo dieci giorni dal "prelievo" della gallina dal suo gruppo i suoi compagni, tutti comunque vaccianti successivamente, non presentano sintomi, né altrove nell'allevamento si sono verificati altri casi.
L'aspetto della gallina ad oggi é questo:

Come potete vedere la cresta é ancora molto compromessa; credo inoltre che la spina sia compromessa per sempre..non penso che tornerà mai diritta com'era.
Notate che alla commensura del becco la prima crosta é caduta

Ho fotografato anche quella

L'altro lato invece é ancora abbastanza drammatico, anche se il crostone é oramai secco e cadrà probabilmente presto

Da ieri la gallina ha cominciato a beccare insistentemente il cartone dove si trova.. sintomo che sta meglio.. normalmente lo fanno quando si annoiano

Ovviamente in tutto questo lasso di tempo la gallina non ha ricevuto alcuna terapia a parte la somministrazione di preparati vitaminici ad adiuvandum.
Trattandosi di un virus, ogni farmaco sarebbe stato del tutto inutile se non addirittura deleterio in termini di indebolimento del soggetto: la malattia doveva fare il corso suo.

Ora alcuni cenni sul diftero vaiolo presi da letteratura specifica:
Il diftero vaiolo aviare é una malattia infettiva contagiosa caratterizzata dalla formazione di pseudomembrane difteriche sulle mucose delle prime vie respiratorie e digerenti e di noduli vaiolosi sulla cute.
Si osserva prevalentemente sul pollo ma può colpire anche tacchini, piccioni, uccelli selvatici (e da questi può essere portata) e canarini.
Tutti i ceppi di diftero vaiolo sono estremamente resistenti agli agenti naturali: sole, essiccamento, freddo; sopportano una temperatura di 60° per otto minuti, vengono uccisi in 5 minuti da soda caustica all'1-2% mentre sono resistenti alla formalina al 3% ed al cresolo al 3% per 10 minuti.
La disseminazione del virus avviene con i fluidi corporei e le croste che si staccano dagli animali infetti; il contagio avviene tramite acqua degli abbeveratoi, alimenti e materiali contaminati. Mosche, moscerini e zanzare possonno essere il veicolo della diffusione della malattia che, sebbene si possa osservare nel corso di tutto l'anno, ha maggiore incidenza in estate ed autunno.
Sebbene la malattia possa avere un decorso acuto nel singolo animale, essa in genere si diffonde piuttosto lentamente all'interno dell'allevamento (per cui é possibile tentare la strada della vaccinazione successiva ai primi casi riscontrati, da praticare quanto prima sugli animali sani dell'allevamento).
Il periodo di incubazione varia tra 4 e 10 giorni in polli e tacchini.
Riguardo ai sintomi ed alle lesioni variano a seconda delle forme
- Forma vaiolosa: contraddistinta dalla formazione di noduli assomiglianti dapprima a papule e quindi a bottoni verrucosi grigio giallastri sulla cresta, sulle palpebre, sui bargigli e talvolta che su parti del corpo coperte da piume; meno frequente la formazione sui tarsi. Questi bottoni verrucosi tendono ad aumentare di dimensioni con il progredire della malattia, quindi si disseccano e cadono. La forma vaiolosa é quella considerata meno grave. Problemi notevoli si potrebbero verificare qualora ad essere interessate dalle lesioni fossero le palpebre.
- Forma difterica: caratterizzata dalla formazione di pseudomenbrane difteriche di varia grandezza di colore grigio giallastro sull prime vie aeree e digerenti.
Queste membrane aderiscono fortemente al tessuto sottostante e se staccate evidenziano un sanguinamento del tessuto sottostante.
Questa forma è quella più grave perché alle lesioni si accompagnano deficit funzionali assai gravi, prima tra tutti l'impossibilità di alimentarsi e bere autonomamente.
Anche il decorso di questa forma é abbastanza lungo - da 8-10 giorni a due mesi - e può essere aggravato da infezioni secondarie.
L'evoluzione della malattia non sempre avviene O in una forma OPPURE in un'altra dato che - come pure nel caso che mi é capitato - spesso compaiono forme miste con lesioni sia vaiolose che difteriche.
Alcune malattie possono essere confuse con il diftero vaiolo, ad esempio stomatiti micotiche, la trichomoniasi ed alcune ipovitaminosi (A, carenza di acido pantotenico e di biotina).
Nel caso trattato in questa discussione (e fatta eccezione per le piccole papule presenti nella cresta della gallina, inizialmente alla sola spina), le lesioni presenti all'interno dei becchi del gallo e della gallina erano assai simili, tanto da condurre ad un'iniziale diagnosi di trichomoniasi accompagnata da relativo trattamento.
Le cause eziologiche erano tuttavia differenti, come il decorso del malanno nella gallina ha evidenziato.
In altre parole questo gruppo di soggetti é stato interessato da due patologie distinte.
Non avendo fatto eseguire tamponi in entrambi i soggetti, l'incertezza rimane, in parte fugata tuttavia - per il gallo - dal fatto che le formazioni caseose all'interno del becco, fossero del tutto scomparse dopo il trattamento con carnidazolo per la trichomoniasi (mentre quelle della gallina, a fronte del medesimo trattamento, non solo non erano regredite ma, se possibile, addirittura aumentate).

Ora alcuni brevi cenni sulla Trichomoniasi, sempre tratti da letteratura specializzata.

La Trichomoniasi é una malattia parassitaria causata da un protozoo flagellato; ha localizzazioni diverse nell'ambito dell'apparato digerente a seconda dell'agente eziologico e della specie aviare colpita.
Possono essere distinte una trichomoniasi del tratto digerente anteriore (trichomonas gallinae), tipica anche se non esclusiva dei piccioni ed una trichomoniasi del tratto digerente posteriore (trichomonas gallinarum), osservabile anche in altre specie animali.
Nella prima forma gli animali si infettano per ingestione di alimenti e bevande contaminati dai trichomonadi eliminati attraverso le feci dai soggetti già parassitati.
Questo protozoo é scarsamente resistente nell'ambiente esterno quindi cattive condizioni igieniche e sovraffollamento, hanno una dinamica essenziale per quanto concerne l'insorgenza di questa malattia.
I giovani sono assai più sensibili degli adulti, gli animali colpiti rifiutano il cibo, si appartano, hanno le ali cadenti e sono poco recettivi agli stimoli, come sonnolenti. La morte sopraggiunge spesso assai rapidamente, entro 24 - 48 ore senza sintomi apparenti (questo é un problema in caso di diagnosi attraverso risultati da tampone orale perché ci vogliono diversi giorni prima di avere risposta).
Se il decorso é più lento, alla commensura del becco appare uno scolo giallastro; palpando il gozzo spesso si avverte una sensazione di pastosità, ovvero esso é talvolta ripieno di liquido ma non di alimento.
La necroscopia evidenzia lesioni necrotico-caseose giallastre, a forma di placche rugose più o meno estese, con localizzazione al cavo orale, alla faringe, all'esofago al gozzo e talvolta anche allo stomaco ghiandolare.
Queste lesioni sono ricche di parassiti ben visibili attraverso un esame microscopico a fresco.
Nella seconda forma, quella del tratto digerente posteriore le modalità di trasmissione sono più o meno le stesse ed identiche le cause.
La sintomatologia varia un poco: si evidenziano abbattimento, anorressia e diarrea giallastra. Gli adulti sono molto più resistenti mentre i giovani possono andare incontro a mortalità elevata.
Entrambe le forme sono sensibili al trattamento con derivati nitrotiazolici

Evidenzio, se ce ne fosse il bisogno che ogni buona diagnosi viene fatta da.. un buon veterinario...! E non dal "praticone" di turno.
Quindi prima di prendere qualsivoglia iniziativa autonoma.. consultateli.  Risatona